Alcuni film vengono proiettati a 24 fotogrammi al secondo perché questa frequenza è stata scelta come standard per il cinema, offrendo un compromesso tra qualità visiva ed economia di produzione.
All'epoca del cinema muto, ogni regista o esercenti sceglieva la propria velocità di proiezione, spesso tra 16 e 26 fotogrammi al secondo. Era un po' anarchico. Ma con l'arrivo del cinema sonoro negli anni '20, è stato necessario concordare un ritmo stabile e standardizzato: i film dovevano essere proiettati né troppo veloce né troppo lentamente, per sincronizzare bene i dialoghi e la musica con l'immagine. Dopo diversi tentativi, l'industria ha deciso per 24 fotogrammi al secondo, principalmente perché era un buon compromesso: sufficientemente veloce per essere fluido all'occhio (e per evitare sgradevoli sfarfallii), pur rimanendo economico a livello di budget per la pellicola. Questa scelta, diventata una norma tecnica, è rimasta da un secolo il riferimento del cinema classico.
Il nostro cervello percepisce il movimento quando una successione di immagini fisse scorre rapidamente. Questo fenomeno deriva dalla famosa persistenza retiniana: ogni immagine vista è brevemente "impressa" sulla nostra retina, per circa 1/25 di secondo. Quando proietti immagini a una frequenza di circa 24 immagini al secondo, l'occhio non percepisce più scatti fastidiosi, ma vede un'animazione fluida e naturale. Sotto questa soglia, le sequenze appaiono frammentate o sgradevoli. Al di sopra, la differenza percepita nel comfort visivo è minore, rendendo i costi aggiuntivi non essenziali in molti casi.
Girare un film costa caro, e ogni immagine registrata comporta costi per pellicola, illuminazione, archiviazione e trattamento digitale. Il formato di 24 immagini al secondo è stato adottato perché offre il miglior compromesso: è sufficientemente veloce da dare una sensazione di fluidità nel movimento, senza però far lievitare i budget. Girare a una frequenza più alta, come 48 o 60 immagini al secondo, richiederebbe molto più materiale, allungherebbe i tempi di ripresa e graverebbe notevolmente sulla post-produzione. Insomma, rimanere a 24 immagini porta a un piccolo equilibrio astuto tra qualità visiva e realtà economiche.
Dalla comparsa del cinema sonoro alla fine degli anni '20, i proiettori sono stati costruiti attorno a una cadenza standardizzata di 24 fotogrammi al secondo. È diventata il riferimento ovunque, così tutte le sale cinematografiche si sono dotate su questa base. Oggi, questo semplifica la vita dei cinema, non c'è bisogno di cambiare tutto il loro materiale per ogni film. In sostanza, il 24 FPS è un linguaggio comune tra tutti i film e tutte le sale: le bobine, le pellicole, poi più tardi i file digitali sono tutti compatibili. Passare ad altre cadenze implica spesso che i cinema investano in nuovo materiale o in aggiornamenti costosi. Di conseguenza, non è semplice a livello di budget. Pertanto, mantenere questo standard alla fine avvantaggia tutti — distributori, esercenti e costruttori.
Alcuni registi preferiscono restare a 24 fotogrammi al secondo perché conferisce un aspetto distintivo al film, a differenza delle frequenze più elevate come 48 o 60 fotogrammi che fanno subito pensare a un reportage o a un video amatoriale. Rimanendo a 24 fotogrammi, l'immagine mantiene una certa quantità di sfocatura durante i movimenti rapidi che chiamiamo sfocatura di movimento. Questo rafforza la sensazione di sogno e di finzione, quel lato immersivo e un po' lontano dalla realtà che associamo spontaneamente al cinema. La scelta dei 24 fotogrammi è diventata culturale e artistica, alcuni dicono addirittura che aggiunge emozione o atmosfera a una scena. Molti cineasti tengono molto a questa frequenza perché è diventata una parte integrante del linguaggio cinematografico moderno.
Certi registi contemporanei sperimentano altre frequenze di immagini per creare effetti stilistici particolari: ad esempio, 'Lo Hobbit' di Peter Jackson è stato girato a 48 fotogrammi al secondo per aumentare il realismo visivo.
Il fenomeno della persistenza retinica, spesso citato per spiegare la fluidità dei film al cinema, si riferisce alla capacità dell'occhio di conservare brevemente un'immagine dopo la sua scomparsa, dando l'impressione di un movimento continuo.
Dans l'era del cinema muto, i film venivano talvolta proiettati a diverse velocità a seconda del proiezionista, da cui a volte nasce l'impressione di un ritmo strano o comico nei movimenti degli attori quando questi film vengono visionati oggi.
La scelta di 24 fotogrammi al secondo è diventata uno standard perché rappresentava il compromesso perfetto tra fluidità del movimento e economia di pellicola per i cinema negli anni '20.
Non, a differenza del cinema tradizionale, i videogiochi danno priorità a frequenze di fotogrammi molto più elevate, spesso 30, 60 o addirittura 120 fotogrammi al secondo, per migliorare la reattività, l'immersione e l'esperienza utente complessiva. Una frequenza elevata offre una maggiore fluidità che è particolarmente vantaggiosa negli scenari interattivi dove ogni frazione di secondo conta.
Sì, alcune produzioni adottano altre frequenze di immagini come 48, 60 o addirittura 120 fotogrammi al secondo per ottenere una maggiore fluidità e più dettagli. Ad esempio, il film 'Lo Hobbit' di Peter Jackson è stato realizzato a 48 fotogrammi al secondo, una frequenza chiamata ''HFR'' (High Frame Rate). Tuttavia, queste frequenze rimangono meno diffuse a causa dei costi superiori e di un risultato considerato a volte troppo realistico o ''video'' da alcuni spettatori.
La norma di 24 fotogrammi al secondo può accentuare alcuni effetti indesiderati in 3D come il sfarfallio o il mosso più percepibile. È per questo che alcuni film in 3D optano per frequenze più elevate, come 48 fotogrammi al secondo, al fine di migliorare la nitidezza dei movimenti e ridurre l'affaticamento visivo.
L'occhio umano percepisce un film proiettato a 24 fotogrammi al secondo come fluido grazie alla persistenza retinica, un fenomeno in cui il nostro occhio trattiene un'immagine in memoria per una frazione di secondo dopo la sua scomparsa. A partire da circa 16 fotogrammi al secondo, le immagini successive appaiono come un movimento continuo invece di una serie di immagini fisse. La norma di 24 fotogrammi al secondo ottimizza questo fenomeno mantenendo al contempo un approccio economico e tecnicamente performante.
Il ritmo di 24 fotogrammi al secondo crea un'estetica cinematografica che costituisce la firma visiva classica del cinema e molti registi apprezzano questa particolare estetica. Inoltre, questo standard garantisce una compatibilità perfetta con le sale cinematografiche di tutto il mondo e facilita i costi di distribuzione e di attrezzature tecniche, rendendolo ancora popolare nonostante i progressi tecnici disponibili.
0% degli utenti hanno risposto correttamente a questo quiz!
Question 1/5