Alcuni vulcani meritano il titolo di "supervulcani" a causa della loro eccezionale capacità di produrre eruzioni esplosive che generano immense quantità di cenere, gas e lava. Questi vulcani hanno l'energia per distruggere intere regioni e modificare il clima su scala globale.
Un supervulcano è semplicemente un vulcano di dimensioni XXL con un potenziale esplosivo così importante da poter sconvolgere l'intero pianeta. Per essere classificata come supervulcanica, un'eruzione deve liberare almeno 1000 chilometri cubi di materiali vulcanici (ceneri, rocce, gas) nell'atmosfera. Si valuta questo tipo di eruzione 8 sull'indice di esplosività vulcanica (VEI), il massimo sulla scala. A differenza di un vulcano classico, il supervulcano di solito non forma una montagna conica, ma lascia dietro di sé un'immensa conca chiamata caldera, formata quando il suolo crolla dopo una grande esplosione sotterranea. Queste caldere possono raggiungere diverse decine, o addirittura centinaia di chilometri di diametro.
Un vulcano classico erutta piuttosto costruendo una montagna conica, spesso esplosiva, con una camera magmatica relativamente piccola. Il supervulcano, invece, possiede un'enorme camera magmatica sotto la superficie, capace di contenere quantità incredibili di magma. Quando esplode, non è solo una piccola montagna ad essere colpita: l'intero tetto crolla e forma quella che si chiama caldera, ossia una gigantesca depressione nel suolo. A livello di volume di magma espulso, un supervulcano può facilmente superare i 1 000 chilometri cubi, mentre un vulcano "classico" rimane spesso sotto i 10 chilometri cubi. Detto in altre parole: a livello di potenza, è come confrontare un petardo a una bomba atomica! Le conseguenze, anch'esse, sono globali, dove un'eruzione vulcanica "normale" avrà soprattutto un impatto locale o regionale.
Tra le eruzioni più incredibili dei supervulcani, troviamo quella del Toba, avvenuta circa 74.000 anni fa. È stata così enorme che avrebbe potuto causare un collo di bottiglia genetico negli esseri umani, riducendo drasticamente la nostra popolazione. C'è anche quella di Yellowstone, che è esplosa più volte, l'ultima circa 640.000 anni fa, creando un'enorme caldera. E come dimenticare l'eruzione del supervulcano del lago Taupo in Nuova Zelanda quasi 26.500 anni fa? La sua esplosione ha proiettato così tanti materiali nell'aria che ne troviamo ancora strati spessi a centinaia di chilometri di distanza. Queste eruzioni, rare ma gigantesche, superano di gran lunga le eruzioni classiche in termini di potenza, volume di materiale espulso e impatto su tutta la planet.
Quando un supervulcano si risveglia, non si tratta solo di qualche colata di lava e un po' di fumo grigio. No, qui parliamo di conseguenze su scala planetaria. Prima di tutto, enormi quantità di cenere vulcanica vengono proiettate nell'atmosfera, bloccando la luce del sole. Questo velo scuro provoca un fenomeno chiamato inverno vulcanico, abbassando le temperature globali per diversi anni. Ciò porta anche a una perdita massiccia di raccolti: meno sole significa che le piante crescono molto meno bene. Risultato, carestie globali e una perdita drammatica di biodiversità. E per completare il tutto, la dispersione di gas come il diossido di zolfo modifica fortemente il clima terrestre, causando piogge acide e gravi perturbazioni meteorologiche. Un supervulcano che erutta è quindi un cocktail climatico radicale che sconvolge l'intero pianeta, impattando il vivente, il meteo e i nostri piatti.
Per monitorare i supervulcani, gli scienziati utilizzano una gamma di tecnologie all'avanguardia. La cosa più classica rimane i sismografi, dispositivi in grado di rilevare le scosse e i movimenti sotterranei che possono annunciare un'eruzione. Abbiamo anche strumenti per monitorare il suolo, come la geodesia (GPS molto preciso) che rileva se la terra si gonfia o si deforma sotto la spinta del magma. Accanto a questo, la sorveglianza satellitare aiuta a tenere d'occhio i cambiamenti termici o gassosi in ampie aree difficili da ispezionare altrimenti. L'analisi dei gas vulcanici è anche fondamentale; un aumento improvviso di CO₂ o di zolfo può essere un segnale di allerta serio. Tutti questi dati vengono combinati in sistemi automatizzati per allertare rapidamente le autorità e le popolazioni in caso di segni preoccupanti.
Certi scienziati suggeriscono che l'eruzione del supervulcano di Toba avrebbe quasi provocato l'estinzione della specie umana riducendo considerevolmente la sua popolazione mondiale a sole poche migliaia di individui.
I supervulcani non assomigliano necessariamente alla tipica montagna vulcanica. Molti di essi sono in realtà gigantesche depressioni a forma di caldera, originate dal collasso del terreno dopo l'evacuazione massiva della loro camera magmatica.
Il parco nazionale di Yellowstone, famoso per i suoi geyser colorati, ospita in realtà un gigantesco supervulcano capace, in caso di un'eruzione maggiore, di ricoprire con uno spesso strato di ceneri una grande parte degli Stati Uniti.
Une super-eruzione può liberare più di 1.000 chilometri cubi di magma, ovvero migliaia di volte di più rispetto all'eruzione del Monte St. Helens negli Stati Uniti nel 1980, che era già considerata molto potente.
Bienché un'ipereruzione provochi conseguenze catastrofiche su scala planetaria, la maggior parte degli specialisti considera l'estinzione totale dell'umanità come poco probabile. Al contrario, potrebbe ridurre seriamente la popolazione mondiale e causare cambiamenti profondi nelle nostre società, nei nostri ecosistemi e nei nostri stili di vita.
Les scientifiques ricorrono a diverse tecnologie: sismometri per registrare l'attività sotterranea, rilevamenti satellitari per rilevare modifiche topografiche dovute alla pressione sotterranea, analisi chimiche e isotopiche dei gas vulcanici, nonché rilievi gravimetrici che consentono di rilevare l'accumulo di magma.
Le conseguenze sarebbero gravi: raffreddamento globale, importanti perturbazioni agricole, alterazione profonda delle catene logistiche e di approvvigionamento alimentare. Una super-eruzione causerebbe anche problemi di salute pubblica a causa delle ceneri vulcaniche e delle emissioni tossiche disperse in tutto il pianeta.
Attualmente, i supervulcani più conosciuti – come Yellowstone negli Stati Uniti o i Campi Flegrei in Italia – sono strettamente monitorati e mostrano pochi segni che annunciano un'eruzione imminente. Sebbene un evento del genere rimanga possibile su scala geologica, gli scienziati sottolineano che le probabilità di una supereruzione in un futuro prossimo sono molto basse.
La differenza principale risiede nell'intensità e nell'ampiezza dell'eruzione. Un'eruzione supervulcanica espelle generalmente almeno 1.000 km³ di materiale e può avere un impatto drastico sul clima globale. A titolo di confronto, un'eruzione vulcanica classica, anche se significativa, raramente libera più di 10 km³ di materiali.

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